Il 10 ottobre è la giornata mondiale della salute mentale e della depressione. Ma è possibile oggi parlare apertamente di questa malattia, diffusa in tutto il mondo? Abbiamo condotto un sondaggio per scoprire cosa pensano gli italiani della depressione e delle conseguenze di COVID-19 sulla loro salute mentale.
Tanto si è detto delle ricadute psicologiche negative del coronavirus sulle persone. Come già mostrato da una ricerca YouGov internazionale, condotta a novembre 2020, nella quasi totalità dei paesi studiati, la quota di persone che dichiarano un impatto negativo della pandemia sul proprio benessere psicologico era di almeno il 50% (il 62% in Italia).
Ma gli italiani conoscono la depressione, i suoi sintomi e le sue conseguenze? Il 66% degli italiani ritiene di saper riconoscere se è depresso, il 17% non lo saprebbe fare, mentre il 17% non ne è sicuro.
Ma quante sono quindi le persone a soffrire di disturbi psicologici in Italia? Nell’ultimo anno, il 16% degli individui sostiene di aver sofferto di depressione, il 35% di disturbi legati all’ansia e il 5% di altri generi di scompensi psicologici. In totale è il 43% ad aver fatto i conti con almeno un disturbo.
Il sintomo più comune tra i depressi è un senso di particolare tristezza, mentre è l’insonnia il primo “sintomo” di chi soffre d'ansia.
Ansia e depressione sembrano essere quindi stati d’animo piuttosto diffusi di questi tempi. Quali sono i modi in cui questo disturbo viene affrontato in Italia?
I risultati ci parlano di una differenza molto marcata tra chi ha dichiarato di aver sofferto di tali disturbi nell’ultimo anno e chi invece no.
Chi ha avuto episodi d’ansia o depressione in Italia ha spesso deciso di parlarne con amici, famigliari o conoscenti (44%). Elevata la quota di chi non he ha parlato con nessuno, cercando di contare soltanto sulle proprie forze (31%), mentre coloro i quali si sono rivolti ad uno specialista (22%) rappresentano una minoranza. Al contrario, la maggioranza di chi non ha avuto tali sintomi dichiara che si rivolgerebbe ad uno specialista (64%), laddove soltanto il 5% sostiene che non ne parlerebbe con nessuno. Del tutto smile invece la percentuale di chi ne parlerebbe con amici, famigliari o conoscenti.
Questi risultati rappresentano un importante spunto di riflessione per il tema della salute mentale in Italia. Il contrasto tra le azioni intraprese da chi è passato attraverso un momento psicologicamente difficile, e le intenzioni di chi invece non ci è passato, rivelano come la questione della “mental health” venga affrontata in maniera forse ancora troppo ingenua. Nonostante, ad oggi, 7 italiani su 10 credano che i problemi di salute mentale e fisica siano egualmente seri, rivolgersi ad uno specialista resta più facile a dirsi che a farsi.
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