Ogni anno, con la Giornata Mondiale della Donna emergono le statistiche riguardanti la disparità di genere in Italia. Ma se l’8 Marzo è solo un giorno, la quotidianità del posto di lavoro, fisico o virtuale, resta uno degli ambiti in cui queste disparità rimangono sentite.
Prima di tutto, cos’è la (dis)parità di genere? Gli Italiani sono equamente divisi in merito: per il 48%, significa arrivare ad un’equa rappresentazione di donne e uomini all’interno di tutti i settori, mentre il 44% ritiene si tratti di dare uguali opportunità ad ogni individuo di esprimere la propria vocazione e potenziale, senza necessariamente raggiungere ovunque uguale rappresentatività. Tra le donne la prima interpretazione è la più comune (53%), mentre fra gli uomini prevale la seconda (49%). Sono in pochi (il 4%) a pensare che donne e uomini debbano essere indirizzati a priori verso diverse mansioni.
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Quale che sia la propria idea di parità, solo una minoranza degli intervistati ritiene che in Italia le chance lavorative siano uguali tra i sessi: il 73% pensa che gli uomini siano favoriti, contro un 4% che ritiene favorite le donne. Tra chi considera gli uomini avvantaggiati, la metà (36% del totale) non vede il mercato del lavoro come un tutt’uno, distinguendo tra alcuni settori che vanno a vantaggio delle donne, e altri, la maggior parte, in cui gli uomini hanno vita più facile.
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In particolare, la percezione è che le donne siano più soggette a pressioni sul proprio status familiare (secondo il 66%) e che fatichino più dei colleghi maschi a ottenere posizioni manageriali (60%) o aumenti retributivi (52%); gli uomini vengono invece ritenuti più esposti a lavori usuranti o pericolosi (53%) o a dover fare molti straordinari. Queste impressioni degli intervistati trovano riscontro nel vissuto personale di ciascuno, salvo qualche sorpresa: per esempio, anche se la maggior parte ritiene le indebite pressioni su abbigliamento e aspetto fisico un problema tipicamente femminile, donne e uomini dichiarano in ugual misura di aver sperimentato queste situazioni in prima persona.
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Anche per quanto riguarda le tipologie di lavoro, resta la percezione che ci siano professioni più “maschili”, ed altre, una minoranza, più “femminili”. Tra le prime spiccano i lavori legati ai motori (meccanico, camionista, tassista) o a pericolo e uso della forza (militare, guardia privata, poliziotto); tra i secondi emergono mansioni legate al contatto umano (commesso, infermiere, influencer, insegnante) o alle lingue. Associare una professione a un determinato genere non necessariamente significa ostracizzarla per il sesso opposto: per i propri figli maschi e per le proprie figlie femmine, gli intervistati vorrebbero (ed eviterebbero) le stesse professioni, con scienziati, medici e professori in cima alla lista dei desideri, indipendentemente dal genere. Qualche pregiudizio però rimane: meccanico, calciatore e militare sono decisamente più approvati per un figlio maschio, mentre stilista e designer sono preferiti per le figlie.
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Possibili Soluzioni
Per ridurre la disparità, alcune soluzioni trovano il consenso di buona parte degli Italiani. Garantire orari più flessibili è tra le priorità per il 60% degli intervistati (63% delle donne), così come asili o contributi per l’asilo aziendali; importante anche lo smart-working, a cui le aziende sono sempre più propense.
Per le opportunità lavorative delle donne è importante anche che gli uomini trascorrano tempo con i figli, rendendo più equivalenti uomini e donne anche per i datori: un congedo parentale obbligatorio identico per i due genitori è indicato come soluzione dal 50% degli intervistati (52% degli uomini), seguito da un congedo parentale condivisibile a piacere tra i genitori (47%) e più apertura al part-time anche per gli uomini (44%). Spingere sull’implementazione a priori di “Quote Rosa” e “Quote Azzurre” è ritenuto utile solo da un quinto degli intervistati.
Le soluzioni più gettonate sembrano quindi di natura strutturale, nel solco di quanto spesso è già attuato nel Nord Europa. Un approccio che quindi riduca le barriere di genere per garantire maggiore equità, sia nelle opportunità lavorative femminili, sia nel bilanciamento vita-lavoro di tutti.
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Nota Metodologica
Questo report è stato realizzato utilizzando dati rilevati tramite metodologia Omnibus.
YouGov ha intervistato, in modalità CAWI, un campione di 1089 rispondenti rappresentativi della popolazione italiana di età 18+.
Il sondaggio è stato condotto su panel proprietario YouGov, dal 18 al 19 Febbraio 2021.