Usare il WWW senza dimenticare la privacy: quanti italiani ci riescono?

Danila MassaraSenior Research Executive
marzo 27, 2019, 11:02 AM GMT+0

La diffusione capillare di Internet rende molto semplice ed a portata di tutti condividere e rendere pubbliche informazioni personali e sensibili. Questa libertà è però accompagnata dal rischio che ciò che viene condiviso venga utilizzato in modo illecito, o che dei dati sensibili siano diffusi senza il consenso del diretto interessato.

Ma cosa ne pensano gli Italiani?

Poco più della metà degli italiani (66%) dichiara di avere delle preoccupazioni relativamente alla privacy online; non sembrerebbe quindi un tema che stimola particolare allarme sociale. Però se interrogati su elementi specifici, gli italiani esprimono molta più preoccupazione. La minaccia percepita come più grave è quella del furto dei dati di pagamento, che allarma l’89% degli intervistati, seguita dal furto della propria identità (86%).

La condotta delle aziende relativa ai dati sensibili che finiscono nelle loro mani è un pericolo molto sentito. Circa 7 italiani su 10 temono che le aziende raccolgano (68%) e diffondano (74%) informazioni personali senza averne ottenuto il consenso.

Ma la maggior parte degli italiani è informato sui rischi e si attiva per proteggersi?

Le misure da mettere in atto per tutelarsi da queste minacce sono molte. A fronte di soltanto un 22% che ammette di leggere le informative sulla privacy prima di sottoscriverle, sembra che invece che molte più persone conoscano ed applichino delle buone pratiche preventive.

Forte attenzione viene rivolta alle password, ambito in cui molti si applicano diligentemente per salvaguardarsi: utilizzandone sempre diverse per ogni account creato, o quasi (40%), ed evitando di inserire all’interno delle password dati personali facilmente ricavabili, come ad esempio il proprio nome (12%) o quello di un animale domestico (7%), e la data di nascita (7%).

Nonostante molti affermino di essere preoccupati per il modo in cui le proprie informazioni sono utilizzate dalle aziende, questa preoccupazione non si traduce sempre in prevenzione. Mentre 1 su 4 intervistati blocca le inserzioni pubblicitarie sul proprio browser, molte meno persone hanno negato a Google di utilizzare i dati ricavati dalla propria cronologia per personalizzarle. Infatti, le pubblicità mirate ai propri interessi non sono percepite sempre come un fastidio o un pericolo Gli italiani vengono rassicurati dal fatto che le proprie informazioni personali siano utilizzate responsabilmente (41%).

La guardia resta alta anche quando si tratta del proprio comportamento sui social network.

Con il furto di identità al primo posto tra le preoccupazioni relative alla sicurezza online, il 56% degli italiani ha deciso di prevenire il problema, limitando il numero di informazioni personali inserite sui social network.

Mentre quasi la metà degli intervistati è a proprio agio nel rendere pubblicamente disponibile la propria immagine del profilo (45%) ed il nome di battesimo (48%), leggermente inferiore è la percentuale di chi lo accompagna al proprio cognome (39%). Molto ridotta è invece la schiera di chi è disposto a rendere pubblicamente disponibili le foto dei propri figli (5%) l’indirizzo di casa ed il numero di telefono.

Tuttavia, la conoscenza e l’utilizzo delle strategie di controllo e tutela delle proprie informazioni non è molto elevata nel caso dei social network. Il 41% degli italiani che utilizzano questo servizio dichiara di evitare di rendere pubblica la propria posizione attraverso la geo localizzazione. Però sono pochi coloro che, dopo aver deciso di non utilizzare più i social network, si sono assicurati che il proprio profilo fosse effettivamente stato eliminato e non soltanto disattivato (11%).

Tutti i social network rendono disponibile, in misura variabile, le informazioni relative a come i propri dati vengono utilizzati e, eventualmente, condivisi con terze parti. Ma pochi (21%) controllano con chi altro vengano diffuse le informazioni inserite nel proprio profilo social, mentre il 27% previene attivamente negando il consenso alla diffusione.

Nota Metodologica

Questo report è stato realizzato utilizzando dati rilevati tramite metodologia Omnibus.
YouGov ha intervistato, in modalità CAWI, un campione di 1004 rispondenti rappresentativi della popolazione Italiana di età 18+.
Il sondaggio è stato condotto su panel proprietario YouGov, dal 12 al 13 Febbraio 2019, utilizzando il metodo delle quote.

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