Il 25 Aprile ricorre la Festa della Liberazione, in ricordo dell’aprile 1945 che vide la fine dell’occupazione nazifascista in Italia. Il 52% degli italiani la celebra, mentre il 43% non lo fa, e un ulteriore 6% si dice incerto.
Le modalità più comuni per celebrare sono il festeggiamento in famiglia (61%), guardare programmi televisivi a tema (28%), condividere post a tema sui social (19%), oppure partecipare a manifestazioni e cortei (17%); una percentuale, quest’ultima, che tocca il 23% nel Nord-Ovest, dove si tengono le principali manifestazioni, tra cui il corteo di Milano, che nel 2022 tornerà dopo 2 anni di assenza.
Concentrandoci sul 43% di italiani che invece non festeggia il 25 Aprile, la ragione principale è che non è tradizione all’interno della famiglia (per il 50% di chi non festeggia), ma c’è anche chi ritiene la Liberazione strumentalizzata (22%), chi pensa sia obsoleta nel contesto odierno (13%), e chi, pur condividendone i valori, la trova troppo politicizzata (13%).
L’importanza di festeggiare il 25 Aprile è però riconosciuta oltre il fatto che personalmente lo si festeggi: il 69% lo ritiene importante, che sale a 9 su 10 tra chi personalmente festeggia, ma anche tra chi non lo fa si attesta al 43%. Infatti, l’82% pensa che il 25 Aprile sia importante per salvaguardare la memoria storica, il 70% afferma che è importante riconoscere le nuove Resistenze nelle dinamiche del mondo odierno, e il 69% dice che la Resistenza è sempre attuale poiché “ci sono sempre nuove minacce”. Una minoranza compresa tra un terzo e un quarto dei rispondenti invece ritiene che non abbia senso essere antifascisti oggi, in quanto “il fascismo non esiste più”.
A contribuire alla rilevanza del 25 Aprile, quest’anno, c’è anche un contesto geopolitico senza precedenti recenti, con l’invasione russa dell’Ucraina che riporta una grande guerra internazionale in Europa per la prima volta dal 1945, coi suoi aspetti retorici e ideologici. Secondo una relativa maggioranza degli italiani, infatti, l’attuale situazione in Ucraina ha reso il 25 Aprile più rilevante: così ritiene il 45% dei rispondenti, contro solo il 9% che pensa l’abbia reso meno rilevante.
Molti rispondenti vedono altresì delle similitudini tra l’attuale condizione degli ucraini e quella della Resistenza italiana: per il 49% dei rispondenti le due sono comparabili, contro il 24% che afferma il contrario. Altri popoli in cui vengono riconosciute dinamiche simili alla Resistenza da una maggioranza relativa dei rispondenti sono i palestinesi (37% vs 28%), i curdi (34% vs 24%) e gli armeni (32% vs 24%).
La situazione geopolitica ha anche segnato il 25 Aprile con alcune polemiche: l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) è stata infatti oggetto di critiche per posizioni ritenute troppo morbide nei confronti della Russia, tra cui una condanna all’invasione russa vista come troppo “contestualizzata” rispetto all’espansione della NATO, e l’opposizione all’invio di armi in Ucraina. Circa la metà dei rispondenti ha sentito parlare di questa polemica, anche se solo il 18% è al corrente dei contenuti. Tra questi ultimi, la maggioranza tende a concordare con l’ANPI: per il 28% l’Associazione ha “completamente ragione”, e per il 25% ha “più ragione che torto”, contro un 23% che ritiene l’ANPI abbia più torto che ragione e solo un 18% che le dà completamente torto.
Una cosa è certa: il 25 Aprile porta sul tavolo un rapporto tra passato e presente che è ancora oggi fonte di riflessioni nell’Italia repubblicana.
Nota Metodologica
Questo report è stato realizzato utilizzando dati rilevati tramite metodologia Omnibus con rappresentatività politica.
YouGov ha intervistato, in modalità CAWI, un campione di 1011 rispondenti, appartenenti al panel proprietario YouGov e rappresentativi della popolazione italiana di età 18+, inclusa rappresentatività politica (PolRep).
Il sondaggio è stato condotto dal 14 al 19 aprile 2022.
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